Come funziona la Mente di un Adolescente?
Come pensano i nostri ragazzi?
Scopriamo come funziona la mente dei nostri figli adolescenti per comprenderli meglio!
In genere, nel pensiero comune, dell’adolescenza vengono sottolineate sempre le caratteristiche che ci
mettono (e mettono i ragazzi) in difficoltà, trascurando invece gli aspetti positivi ed arricchenti tipici di questo
periodo della crescita. La fase dell’adolescenza è infatti legata a stati di disorientamento, confusione, paura,
sbalzi d’umore; ma anche a grandi potenzialità e lampi di genio, spirito di avventura, progettualità, creatività,
apertura verso il cambiamento e passione per la vita. Scoprire come funziona il cervello dei nostri ragazzi ci
può aiutare a comprenderli meglio.
Si è sempre pensato che la pubertà, con l’inizio della produzione degli ormoni sessuali, fosse alla base dello
scompiglio che l’adolescenza porta con sé; da alcuni anni si è invece scoperto che il cervello
dell’adolescente ha delle caratteristiche particolari, sia nella struttura che nel funzionamento, ed è questo
che caratterizza i tipici comportamenti legati a questa fascia d’età.
Crescere e diventare adulti significa mettere alla prova le proprie capacità e sondare i propri limiti. Il mandato
evolutivo di un adolescente è quello di staccarsi dal nido, esplorare il nuovo e stare con i propri pari, con i
quali costruire legami, imparare a dare e ricevere aiuto, trovare il il confronto che non cerca più tanto con gli
adulti, se non spesso per opposizione. Il cervello adolescenziale sostiene i ragazzi nell’orientarsi verso
questo scopo; promuovendo un passaggio indispensabile e non privo di rischi; soprattutto in una società
complessa come quella attuale.
Differenze tra il nostro modo di pensare adulto e quello dei nostri figli
La ricerca sostiene che il cervello raggiunge il suo pieno sviluppo intorno ai venticinque anni e che
l’adolescenza ha luogo tra i dodici e i ventiquattro anni.
Durante la preadolescenza e l’adolescenza, l’individuo passa da una prevalenza di pensiero concreto al
pensiero astratto; questo passaggio consente una maggiore ampiezza di ragionamento e la possibilità di
valutare nuove prospettive; durante l’adolescenza inoltre è molto più facile ampliare e consolidare nuovi
apprendimenti.
Un altro fattore che contraddistingue il funzionamento del cervello adolescente è che la parte emotiva è
preponderante rispetto a quella razionale; questo fa si che i desideri e le azioni dei ragazzi siano pilotati
dalla parte emotiva e rivolti verso emozioni intense, con una difficoltà invece ad accedere alla parte più
riflessiva, ciò comporta una scarsa capacità di prendere in considerazione i rischi e prevedere le
conseguenze di un gesto, ma rende i ragazzi maggiormente disposti ad uscire dal nido e affrontare il mondo.
Insomma possiamo dire che è proprio il funzionamento diverso del cervello che porta i giovani a cercare
spazi dove esprimere e sperimentare la loro creatività, portando il loro pensiero divergente ed esplorando
prospettive diverse, mettendo in discussione le vecchie soluzioni per cercarne e crearne di nuove. Tutto
questo offre la garanzia a noi esseri umani di un adattamento costante al corso della vita di generazione in
generazione.
La parte del cervello che si sviluppa nell’ultima fase dello sviluppo è proprio quella che ci rende in grado di
gestire le emozioni e gli impulsi, di progettare e pianificare le azioni, di valutare le situazioni e prendere
decisioni. A questo punto possiamo finalmente dire che i nostri ragazzi sono diventati donne e uomini maturi!
Il bisogno di socializzare negli adolescenti
Un aspetto fondamentale che caratterizza questa fase dello sviluppo è la forte tendenza a socializzare con i
pari: questo crea un senso di forza e di protezione, una fonte di sostegno nell’affrontare il nuovo e la vitale
rivendicazione del diritto di essere persone separate dai loro genitori e uniche.
I preadolescenti e gli adolescenti di oggi sono messi maggiormente alla prova rispetto ad un tempo.
La spinta verso l’abbandono del nido si apre verso rischi che un tempo non esistevano (pensiamo ad
esempio alle nuove tecnologie – grande risorsa ma anche fonte di gravi pericoli).
Si dice che per certi versi i ragazzi oggi crescano più velocemente rispetto alle generazioni passate; in realtà
si trovano a fare sempre prima le cose “da grandi”, bruciano le tappe, sono iper stimolati e si trovano di fronte
esperienze senza le competenze necessarie ad affrontarle.
Viviamo in una società che sfrutta il naturale bisogno dei ragazzi di sperimentare emozioni forti per trarne
profitto, in un contesto socioculturale in cui autonomia e assunzione di responsabilità vengono posticipate.
Le due facce della medaglia
Possiamo quindi dire che l’adolescenza è una lunga fase evolutiva, caratterizzata da vitalità, creatività,
pensiero divergente, ricerca di senso ma anche crisi d’identità, maggiore vulnerabilità alla pressione dei pari,
impulsività, reattività, perdita di controllo e sbalzi d’umore. A volte questi diversi moti di spirito portano a
comportamenti apparentemente difficili da interpretare e a gesti che possono mettere in pericolo se stessi e
gli altri.
Cosa possiamo fare noi adulti e genitori per i nostri ragazzi?
Nostro compito è quello di stare loro accanto, fornendo regole chiare, accettandoli per come sono, aiutandoli
ad incanalare le loro pulsioni, non sovrapponendoci o imponendo dei punti di vista ma aiutandoli a riflettere
sulle situazioni, sulle possibili conseguenze dei loro gesti, un po’ come se dovessimo prendere il ruolo di
quelle parti del cervello che non sono ancora pienamente entrate nel loro funzionamento adulto.
I ragazzi sono costantemente alla ricerca del consenso dei pari. Questo rende importante che non si isolino
completamente dal mondo adulto; è fondamentale la presenza intorno a loro di adulti autorevoli cui possano
fare riferimento. In questo periodo, noi genitori, guida fondamentale durante l’infanzia, dobbiamo, nostro
malgrado, fare un passo indietro e lasciare che si confrontino con altri adulti, con cui possano sentirsi liberi
di aprirsi, a cui poter chiedere aiuto nel momento del bisogno, augurandoci che lo facciano. Questo
naturalmente non significa delegare il nostro ruolo genitoriale che rimane ovviamente fondamentale; significa
piuttosto che, anche se qualche volta ci piacerebbe, non possiamo essere amici dei nostri figli.
Il nostro ruolo, ora più che mai, è quello di porci porci come modelli autorevoli, in grado di gestire le emozioni
e mantenere la calma anche di fronte a situazioni conflittuali e quando non ne siamo capaci possiamo
assumerci la responsabilità dei nostri errori, chiedendo scusa se serve e confrontandoci con loro
sull’esperienza vissuta, sulle emozioni in gioco, le nostre e le loro. Non è possibile vivere una relazione
senza conflitti (soprattutto con un figlio adolescente!), ciò che è importante è il modo in cui questi si
affrontano; il conflitto non va vissuto come una chiusura, ma come un opportunità di crescita, un modo
conoscersi e comprendersi meglio.
Dobbiamo rispettare i cambiamenti che i nostri ragazzi stanno attraversando, aiutandoli ad esplorare la
realtà e proponendo loro delle opportunità che possano aiutarli ad incanalare le energie in ambiti che diano
la possibilità di correre meno rischi, sia per sé che per gli altri. Possiamo proporre conversazioni, film, letture
che promuovano la riflessione e la maturazione fisiologica delle loro funzioni cognitive.
Essere genitori di un figlio adolescente ci richiede di avere pazienza, di vedere oltre le provocazioni,
coltivando un legame di affetto e vicinanza emotiva; meglio che possiamo dobbiamo stare accanto a lui
rispettando la sua unicità, accompagnandolo, lasciandolo fare, senza pretendere che faccia a modo nostro,
anzi, magari aprendoci all’opportunità che ci offre di esplorare nuove prospettive!